Chiesa Purificazione Beata Vergine Maria – Mesenzana (VA)
La nascita della Parrocchia di Mesenzana si può far risalire all’anno 1596, anche se l’annuario della Diocesi ambrosiana insiste nell’attribuirla al 1680 . In realtà già dal 1617 risulta presente a Mesenzana un Parroco stabile, Gio. Pietro Ongetta, i cui duplicati dei battesimi e matrimoni 1617-1619 sono conservati nell’archivio di curia. I registri parrocchiali sono incompleti, poiché mancano quelli anteriori al 1634, probabilmente distrutti quando la casa parrocchiale fu ripulita dalle suppellettili, causa la morte del curato per la peste del 1630.
Al contrario della vicina Grantola che già nel XIV-XV secolo poterono dotarsi di un prete residente, Mesenzana non rientra tra questi “fortunati” villaggi. In quel tempo Grantola esercitava la sua giurisdizione parrocchiale anche su una metà di Mesenzana, verosimilmente la parte bassa, posta sotto il “castello”. La restante parte del pese, quella alta, dipendeva dal Prevosto di Bedero che doveva recar a dorso di mulo o scarpinando lungo la stradicciola alpestre di Roggiano e Brissago.
Solo verso la metà del XVI secolo risulta risiedere in paese un cappellano “mercenario” al quale venivano delegate molte funzioni religiose. Nel 1564 si apprende che era cappellano un certo “prè Martino Scappi” o “Gianetti”, da Dumenza.
Il Gianetti era un soggetto da prendere con le molle. Non esitava a menar le mani in difesa del suo piccolo gregge, sempre in lotta con quelli di Cassano cui si contestavano sconfinamenti nell’uso dei boschi fra i due villaggi. Fù in quel tempo che i due gruppi di abitanti, sia quelli dipendenti da Grantola che quelli rimasti soggetti al prevosto di Bedero Valtravaglia, si unirono decidendo di far celebrare tutte le festività nella Chiesa di Santa Maria (probabilmente l’ex Chiesa del castello) corrispondendo al “cappellano” la paga annua di 50 lire imperiali oltre a un “quartaro” di granaglie e a un secchio di vino per ogni famiglia. In breve tempo però l’accordo comincia a rivelare la sua precarietà tanto che poco dopo tutto si disgregò e tornò al punto di partenza. Quando giovedì primo luglio 1574 il cardinale Carlo Borromeo visitò Mesenzana, il nobile Alessandro de Masenzana, che riteneva la sua famiglia “Patrona” della chiesa locale, si offrì di applicare beni e diritti del relativo beneficio per l’istituzione della parrocchia.
L’arcivescovo non ci pensò un momento, fece rogare un patto con cui la metà del villaggio sottoposta a Bedero venisse staccata aggregata anch’essa a Grantola, formando così un’unica unità. Non era tuttavia ciò cui aspirava la comunità, tanto che, com’è naturale, insorsero subito dissidi con i Grantolesi… Fortuna vuole che l’anno successivo, nel 1575, Il Vescovo Gerolamo Regazzoni, visitatore apostolico, mediò e raggiunse un accordo. Presenti e accettanti i procuratori delle due comunità, il Vescovo eresse la chiesa di S. Maria in parrocchiale autonoma con un solo parroco che celebrava alternativamente nelle due Chiese. Gli abitanti avevano però l’obbligo di corrispondere al futuro curato uno stipendio di 300 lire imperiali procurandogli inoltre una idonea casa d’abitazione vicino alla chiesa.
Il “lodo” Regazzoni ebbe un avvio piuttosto traballante, anche per la gravosità dell’impegno che le due comunità si erano assunte con troppa faciloneria. Nel 1596, le due parrocchie erano sì riunite sotto un solo curato che però risiedeva ad anni alterni nell’uno e nell’altro paese anche perché le case parrocchiali, sia di Grantola che Mesenzana, non si potevano dire idonee. Fu l’arcivescovo, il Cardinale Federico Borromeo che accogliendo la richiesta Grantolese di un parroco a tempo pieno solo per loro, riuscì a sbrogliare la matassa così poi di riflesso anche Mesenzana, poiché si trovava nella medesima situazione di Grantola, ebbe il suo Parroco a tempo pieno.
A questa data, il 1596, si può dunque far risalire la nascita della Parrocchia di Mesenzana.